Intervista al professor Vito Ciavirella sulle “scuole aperte”

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Intervista al professor Vito Ciavirella sulle “scuole aperte”

Abbiamo raggiunto il professor Vito Ciavirella, violista e musicologo, da sette anni professore di sostegno alla Vivaio. Buongiorno professore, come è arrivato in Vivaio?

Tramite il passaparola. Vent’anni fa avevo lavorato per una delle prime start up che si occupavano di digitalizzazione delle partiture musicali: avevamo trascritto e verificato centinaia di spartiti. Un mio caro amico ed ex collega di quella start up, che da ragazzino aveva frequentato la scuola Vivaio, aveva saputo che rientravo a Milano e me ne avevo parlato. 

Oggi si parla di progetti di “scuola aperta”: scuole che permettono ai ragazzi e alle loro famiglie di viverla al di là delle mura e degli orari, e che possono diventare un punto di riferimento per le attività che le associazioni di quartiere propongono. Che cosa ne pensa?

Questi progetti sono in linea con l’esperienza della scuola come “civic center” a cui ho collaborato nella prima scuola in cui ho insegnato, a Crema. Quella scuola era uno spazio aperto anche alla comunità, ad esempio nell’utilizzo della biblioteca. C’era la possibilità di prendere in prestito libri, materiali audio e video… I genitori volontari, a turno, si occupavano dell’apertura degli spazi. L’obiettivo era quello di aprire le scuole al tessuto sociale, far sì che le scuole diventassero un luogo di conoscenza per tutti.

Crede che si potrebbe replicare quell’esperienza in Vivaio?

Noi in Vivaio in particolare avremmo la possibilità di mettere a disposizione del materiale specifico per gli insegnanti di sostegno dei ragazzini non vedenti e ipovedenti. Con l’Istituto dei Ciechi, sede da cui è partita l’esperienza della scuola Vivaio, non c’è stata solo una collaborazione formale, ma anche uno scambio di esperienze, di materiali, di competenze tipografiche. Abbiamo ereditato 45 anni di pratica didattica metodologica per tutto ciò che riguarda la formazione dei non vedenti. In continuità con quell’eredità, sarebbe inoltre auspicabile la creazione di un nuovo liceo a carattere inclusivo, come proseguimento del curricolo della Vivaio.

Ne approfittiamo per ricordare alcuni dei materiali disponibili oggi a Scuola per non vedenti e ipovedenti: libri di testo delle varie discipline e libri di narrativa, libri tattili, testi ingranditi, materiale braille e supporti tiflologici (una postazione pc braille, tastiere colorate e ingrandite), stampanti Braille, macchine dattilobraille, squadre e righe braille, piani di gomma (supporto di gomma per il disegno), dattilo ritmiche (regolo/calcolatrici per i calcoli matematici in Braille), barra Braille (display Braille, supporto per la “lettura” dello schermo da parte dei ciechi), punteruoli e tavolette per la scrittura manuale Braille, quaderni e fogli con righe e quadretti in rilievo, ingranditori, leggii, cartine e supporti didattici tattili (per arte, geometria, matematica…) in thermofor, programmi di sintesi vocale, programmi per l’acquisizione della padronanza della tastiera da parte dei ciechi, programmi matematici (Lambda). 

Professor Ciavirella, in quali altri modi la scuola potrebbe mettere a disposizione le sue competenze e risorse?

Ad esempio si potrebbe pensare a uno spazio espositivo permanente da allestire nella scuola, in cui i ragazzi potrebbero esporre le opere realizzate in occasione dei progetti di pittura creativa…

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