Intervista ad una ex mamma Vivaio
Pubblichiamo la testimonianza della Sig.ra Lucia, tra i primi genitori ad aderire e a contribuire alla crescita dell’Associazione Vivaio.
Qual era inizialmente l’obiettivo dell’associazione?
Si era pensato di dare continuità alle relazioni tra i ragazzi anche dopo l’uscita dalle medie, in modo che si potessero incontrare per fare qualcosa ancora insieme, dopo tre anni di frequentazione.
Quali attività si svolgevano?
Alla fine degli anni ‘80 ci eravamo focalizzati sull’orienteering. Si trattava di fare delle gare nella natura, nei boschi o nei parchi. Ai partecipanti veniva data la cartina con un percorso, diverso in base all’età e alla difficoltà, dovevano orientarsi con la bussola. Si segnavano dei punti con delle lanterne. Era un bel modo per stare insieme, per i rapporti che si instauravano e per l’immersione nella natura. Poi siamo cresciuti, l’orienteering ha preso piede in altre scuole e altri genitori si sono avvicinati e hanno portato i loro ragazzi. Al parco di Monza ci si ritrovava anche con altre scuole.
Suo figlio ha mantenuto questa passione?
Sì, ha continuato le gare ed è diventato anche istruttore. Tuttora fa dei corsi per i ragazzi.
Cosa l’aveva spinta ad iscrivere suo figlio alla scuola Vivaio?
Inizialmente motivi lavorativi, per il fatto che fosse una scuola a orario prolungato ma che non fosse pensato come “dopo scuola”, piuttosto come tempo pieno, con attività distribuite al mattino e al pomeriggio. Non veniva considerato un posto per lasciare in deposito il ragazzino, le attività erano divise nell’arco della giornata. Queste cose positive ci avevano spinto all’iscrizione della scuola, da viale Monza. In seguito mi ha colpito che tutti restassero a scuola a pranzo, dava il senso di integrazione tra tutti, si potevano vivere quei momenti anche al di fuori dell’insegnamento, si creava un senso di comunità e di continuità. E poi ci portavano ad esser partecipi all’interno della scuola. Mio marito aiutava ad allestire la palestra prima della festa di Natale. La dirigente, non vedente, aveva una grinta e un’attività pazzesche.
Ha delle foto di quel periodo?
Non sono un’amante delle fotografie ma ho conservato la lanterna, è un bel ricordo.
Com’è fatta?
E’ di stoffa rettangolare, ha sopra la scritta “natura” in braille, di colori vivaci (giallo, arancione) per essere visibile nel bosco. Ogni partecipante doveva punzonare la scheda per verificare che non avesse saltato il punto o non avesse sbagliato. Ce le preparavano i professori Eid e Belisario. Poi mi viene in mente il professor Pasquini, di Musica, bravissimo…
Dove vi ha portato l’orienteering?
Siamo stati al parco di Monza, e poi in Brianza e in Trentino, prima regione a cominciare a fare queste gare, ma anche a Venezia (ride). A Venezia sono andata due volte, seguendo la cartina passo passo, per non perdermi tra le calle. Ho dei bellissimi ricordi di quel periodo.